Esecuzione (Die Hinrichtung). Scritto nel 1908 ca., 1°pub. in “Frankfurter Zeitung”, 1909.
Il Maestro, di ritorno da un’escursione in montagna, scese insieme ad
alcuni suoi discepoli verso valle e si approssimò alle mura di una grande
città davanti alle cui porte era radunata una gran moltitudine di gente.
Avvicinandosi ancor più, essi videro che era stato eretto un patibolo,
mentre i boia erano indaffarati a tirare giù da un carro un uomo, spossato
dal carcere e dalle torture, e a trascinarlo verso il ceppo. Il popolo però si
accalcava intorno a quello spettacolo e copriva di ingiurie e di sputi il condannato,
attendendo con gioia e avidità vocianti di vederlo decapitare.
“ Chi è costui?” si
chiesero i discepoli. “E di che cosa s’è mai macchiato perché la
folla brami con tanta ferocia la sua morte? Non vediamo nessuno provare pietà o
piangere.”
“
Suppongo” disse mestamente il Maestro “che sia un eretico.” Proseguirono
e quando vennero a contatto con la gente accalcata, i discepoli chiesero partecipi
agli astanti quali fossero il nome e il delitto di colui che un attimo fa avevano
visto inchinarsi davanti al ceppo.
“
E’ un eretico” urlarono astiosamente le persone; “oh, ecco
che china quella testa maledetta! Giù, dài! Quel cane ci ha voluto
dare a credere che la città del Paradiso ha due sole porte, quando noi
sappiamo che in realtà sono dodici!”
I discepoli si rivolsero stupiti al Maestro e gli domandarono: “Come
hai fatto a indovinare, Maestro?”.
Egli sorrise e proseguì.
“
Non è stato difficile” disse piano.
“ Se si fosse trattato
di un assassino, un ladro o un delinquente qualsiasi, nel popolo avremmo trovato
compassione o solidarietà. Molti avrebbero pianto, alcuni avrebbero
protestato la sua innocenza. Il popolo vede invece macellare senza pietà chi
ha una propria fede e getta le sue membra ai cani.”