Giovedì pomeriggio --09.03.06-- Intorno a PRO-IEZIONI / Around PRO-IEZIONI
Tematica:
1. Su questo Giovedì
About this Thursday
2. Su Jean-Daniel Pollet
About Jean-Daniel Pollet
3. Su Francis Ponge
About Francis Ponge
4. Sui film che vedremo
About the films
5. Su "Il Partito preso delle cose"
About "The Voice of things"
Links:
http://www.cinemah.com/ipertesti/polletdieu/index.htm
per leggere la trascrizione integrale in italiano della voce narrante:
Dieu sait quoi
per leggere alcune poesie di Francis Ponge:
Il partito preso delle cose
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1. Su questo Giovedì
Cosa: visione e incontro
Quando: 14:00 pm, Giovedì 09 Marzo 2006
Dove: Aula B, ex-Convento delle Terese Dorsoduro 2206 30123 Venezia portineria 041 2571346
Chi: Tutti sono invitati
In collaborazione con PRO-IEZIONI, un incontro dedicato alla visione di due film brevi e un lungometraggio del cineasta francese Jean-Daniel Pollet: L'Ordre (1973), Pour Mémoire (1979) e Dieu sait quoi (1992-93).
PRO-IEZIONI sono degli incontri settimanali organizzati in uno spazio gestito da un gruppo di studenti dello IUAV (facoltà di arte e design a Venezia). Si propone di creare uno spazio di visione collettiva,di scoperta di una cinematografia spesso nascosta e difficilmente reperibile. La programmazione non é chiusa ma si definisce in relazione ai contributi interni ed esterni alla struttura universitaria.
[...] mondo muto,
mia sola patria
te che devo conservare,
poiché è di te solo che tengo vita e parole
no, non ti lascio,
non vi lascio pietre, erba, casa, lettere
parlando di questo uomo, che fa parte della mia pietra, della mia opera, del mio legno
per gli antichi, un dio lare è una divinità domestica, protettrice del focolare,
per il Larousse, lo si rappresentava come un piccolo genio senza ali, dal corpo vestito,
brandisce un corno di abbondanza,
ognuno poteva avere il suo il mio è appeso al muro o nelle biblioteche di qualsiasi casa,
salvo forse della sua è discreto, meridionale, poeta e mortale,
visto che ci ha lasciato da qualche anno
si chiamava Francis Ponge e la sua opera vola nei dintorni, vedi la digressione
[...] Giocavo con l'opera di Ponge, volendo distribuire attorno a me la gioia che mi procurava di continuo la lettura del poeta.
Per cui un giorno ho scritto per divertirmi: «je ponge, tu ponge, il ponge, nous pongeons, vous pongez, ils pongent.»
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1. About this Thursday
What: viewing and talking
When: 14:00 pm, Thursday 9th March 2006
Where: Aula B, ex-Convento delle Terese Dorsoduro 2206 30123 Venezia portineria 041 2571346
Who: Everyone is invited
In collaboration with Pro-iezioni, an event dedicated to the vision of two short films and a long film by the french cinematographer Jean-Daniel Pollet: L'Ordre (1973), Pour Mémoire (1979) and Dieu sait quoi (1992-93).
[...] I found myself playing with Ponge's work wanting to distribute around me the joy that the continuous reading of his writing gave me.
For this one day, for fun, I wrote: «je ponge, tu ponge, il ponge, nous pongeons, vous pongez, ils pongent.»
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2. Su Jean-Daniel Pollet
Jean Daniel Pollet é nato il 20 Giugno 1936 a La Madelaine (Lille). Compie i primi passi come cineasta girando con il cugino Francois Bel film amatoriali sugli animali. Nel 1957 interrompe gli studi di Scienze Politiche all'Università, ottenendo di prestare il servizio militare nel "Service Cinématographique de L'Armée", durante il quale a 19 anni, utilizzando la domenica il materiale e la pellicola dell'esercito, gira pratticamente da solo in una sala da ballo popolare alla periferia di Parigi, Pourvu qu'on ait l'ivresse, che segna il suo incontro fatale con Claude Melki, un attore non professionista scoperto per caso e destinato a diventare essenziale nell'opera di Pollet. Già dagli anni dell'università datano le sue amicizie piú importanti, soprattutto con Philippe Sollers e Jean Thibaudeau e con altri scrittori del nascente Nouveau Roman, e piú in particolare del gruppo Tel Quel coi quali condivide l'ammirazione per Francis Ponge. Il partito preso delle cose di Ponge esprimerà il credo estetico di Pollet in tutta la sua opera, fino a culminare nell'omaggio diretto rappresentato da Dieu sait quoi (1992-93). Considerato il cadet della Nouvelle Vague, (poco piu giovane degli altri autori del movimento) alla quale non verrà mai davvero assimilato, realizza nel 1959 uno dei film dell'anno dell'ondata, La Ligne de mire. Il film non uscirà mai diventando il pretesto per attacchi feroci contro la mancanza di "professionismo" della Nouvelle Vague. Nel 1963 intraprende un viaggio attraverso il mediterraneo che è la scoperta della Grecia che, viene adottata da Pollet come "seconda patria inesauribile" da cui tutto il suo cinema trarrà ispirazione. Non solo vi tornerà negli anni '60 per girarvi Bassae, Une balle au coeur, Tu imagines Robinson ma anche in seguito per L'Ordre e Trois jours en Gréce. La seconda tendenza riscontrabile è la "linea Melki", che dopo Pourvu qu'on ait l'ivresse, prosegue con Gala e l'episodio di Paris vu par (Rue Saint-Denis), per culminare nelle due grande commedie "populiste" L'Amour c'est gai, l'amour c'est triste (girato nel '68, dopo il Maggio), e L'Acrobate (1975). Sopravissuto a stento ad un incidente rimane invalido in modo permanente e, la sua stessa casa diventa un set dove realizza il capolavoro della maturità Dieu sait quoi.
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2. About Jean-Daniel Pollet
Jean-Daniel Pollet was born the 20th of June 1936 at La Madellaine (Lille). At the age of 19 during military service, he shot Pourvu qu'on ait l'ivresse in a popular dance room in the outskirts of Paris by himself, where he met Claude Melki, a non professional actor discovered by chance, who would become essential for Pollet's work. During the University years, he encountered Philippe Sollers, Jean Thibaudeau and other writers of the Nouveau Roman and the Tel Quel group, all sharing the same admiration for Francis Ponge. Ponge's The voice of things expresses the aesthetical belief of Pollet all throughout his work, arriving to the direct homage represented in Dieu sait quoi (1992-93). In 1959 he makes La Ligne de mire by which he will be considered the cadet of Nouvelle Vague. In 1963 travelling through the Mediterranean he will get inspiration for the following films Bassae, Une balle au coeur, Tu imagines Robinson, L'Ordre e Trois jours en Gréce. The second tendency of the "Melki line" after Pourvu qu'on ait l'ivresse, is followed by Gala and the episode from Paris vu par (Rue Saint-Denis), to finish with L'Amour c'est gai, l'amour c'est triste (shot after May 68), and L'Acrobate (1975). Survival in a railway accident, and remaining disabled, his house becomes the set where he creates his masterpiece Dieu sait quoi.
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3. Su Francis Ponge
Francis Ponge nacque a Montpellier nel 1899. Alla sua prima raccolta di versi e prose, Dodici piccoli scritti (Douze petits écrits, 1926) seguirono Il partito preso delle cose (Le parti pris des choses, 1942) e Cristalli naturali (Dea cristaux naturels, 1950), opere poi riunite nel volume La grande raccolta (Le grand recueil, 1961). Seguì poi una Nuova raccolta (Nouveau recueil, 1967). In "Dieci corsi sul metodo" (Dix-cours sur la méthode, 1946) e soprattutto nel saggio su "Malherbe" (1965), Ponge ha esposto i princìpi della propria poetica del «partito preso delle cose» come pratica di rifondazione di un linguaggio aderente alla realtà oggettuale. Ponge ha scelto l'oggetto. L'uomo può solo osservare e descrivere con lucidità la cosa in sé stessa, nella sua essenza fenomenologica, senza deviazioni liriche.
Dalle sue osservazioni pazienti e attente, costantemente volte a rilevare l'autonoma realtà degli oggetti e i loro significati, scaturisce una specie di materialistica fenomenologia della natura, razionalmente interpretata. Si legga in questo senso Il sapone (Le savon, 1967). Imposta all'attenzione del pubblico, nell'immediato dopoguerra, da J. Paulhan, Blanchot, Sartre e Camus, la poesia di Ponge ha svolto un ruolo importante nelle origini del "nouveau roman".
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3. About Francis Ponge
Francis Ponge was born in Montpellier, France, in 1899. He studied law at Paris and literature at Strausbourg. He worked as an editor and journalist in France during the First World War, and when he made contacts with the Surrealist movement, and joined the Communist Party in 1937, leaving the party after World War II in 1947. Also in 1947 he was awarded the Books Abroad/Nuestadt International Prize for Literature, following a favorable article on his works by Sartre. After living briefly in Algeria, he returned to France where he held a professorship at the Alliance Français from 1952 until 1965. He died in 1988 in Le Barsur-Loup.
In his most famous work, Le parti pris des choses (Often translated The Voice of Things), he meticulously described common things such as oranges, potatoes and cigarettes in a poetic voice, but with a personal style and paragraph form (prose poem) much like an essay. These poems owe much to the work of the French Renaissance poet Remy Belleau. Ponge avoided appeals to emotion and symbolism, and instead sought to minutely recreate the world of experience of everyday objects. His work is often associated with the philosophy of Phenomenology. He described his own works as "a description-definition-literary artwork" which avoided both the drabness of a dictionary and the inadequacy of poetry.
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4. Sui film che vedremo
Su L'Ordre Francia, 1973, 35mm, b/n e col., 44'
A Spinalonga, un'isola a largo di Creta durante lunghi anni, un gruppo di malatti erano stati rinchiusi lí perché morissero lontani dagli sguradi delle persone sane. In seguito i lebbrosi sono stati trasferiti in un'ospedale nei pressi di Atene. Facendo da contrappunto al racconto di uno dei malati che parla senza rancore e senza collera, la macchina da presa penetra nei corridoi nei vicoli e nelle rovine della prigione abbandonata, mentre una voce fuori campo commenta alla seconda persona singolare il fenomeno dell'esclusione sociale: «La lebbra dei medici è l'ordine».
Dal film: Raimondakis, portavoce dei lebbrosi: E' da trentasei anni che sono recluso senza aver commesso alcun crimine. Negli anni, molti sono venuti a trovarci, alcuni per scattare delle foto, altri con un punto di vista letterario, per guardare da vicino una specie di persona diversa, molti hanno girato film... Purtroppo, fino ad oggi, tutti ci hanno tradito! Nessuno ha trasmesso ció che noi volevamo e che avevano promesso di mostrare al mondo. Sempre e solo un imbroglio: una foto e la didascalia, che modificava le promesse e ci tradiva. Eravamo feriti per questo, perché alcuni volevano mostrare compassione, altri repulsione. Ma noi, noi non volevamo né essere detestati ne essere compatiti. Abbiamo bisogno di un solo sentimento: l'amore. L'amore in quanto persone cui e capitata una disgrazia, non in quanto specie di uomini diversi, dei fenomeni. Non vogliamo essere classificati come di un mondo diverso.
Su Pour mémoire Francia, 1979, 35mm, b/n e col., 60'.
Una fonderia nel Perche che risale all'800. Ultimo omaggio al lavoro ancestrale dei fonditori, i cui gesti sono stati ripetuti innumerevoli volte nel corso degli anni e che ora stanno per scomparire per sempre. Chiusura in un antro oscuro, senza cielo, senza fondo, senza fine, centrata sul fuoco, sulle scintille e sulla fusione, ad opera di geni del fuoco, nella fattispecie gli operai della caverna. Evasioni: piacere di communicare con i geni, lo spirito e le cose del luogo. Integrazione all'insieme. Osmosi. Piaceri formali. Durata del piacere. Secondo me, si dovrebbe riscrivere il testo, che aderisce troppo alla pelle di quegli uomini. Non appena filmata, afferrata, la fonderia ha chiuso i battenti. Anch'io ho chiuso bottega per un po'.
Su Dieu sait quoi Francia, 1992-93, 35mm, col., 90'.
Jean-Daniel Pollet, cineasta metarialista, fa un film tratto dall'opera di Francis Ponge, scrittore materialista. Le parole di Ponge hanno indubbiamente un ruolo importante, quelle che Pollet ha scelto non hanno nulla a che vedere con i tentativi di "messa in parola" degli oggetti praticata in Il partito preso delle cose. Il mondo di Pollet, offerto come un regalo, "contiene" contemporaneamente il mondo reale e la rappresentazione scritta che ne diede lo scrittore.
Figura all'inizio una sua citazione: «Uomini, animali dotati della parola, siamo a ostaggi del mondo muto». Nella stanza, ad un'estremità, Ponge, l'immagine di Ponge; in centro gli artisti dell'immagine --Matisse, Picasso e Chaplin--; all'altra estremità, il televisore sul cui schermo passano sequenze di precedenti film di Pollet: Méditerranée, Bassae, L'Ordre, Pour Memoire. Un tavolo fuori, due tavoli dentro. Si gira intorno ai tavoli, si gira intorno alla casa. Nessun corpo abita questi luoghi se non quando si mostra la "finestra" del televisore o a meno che non si trovi affisso alla parete, in una fotografia. La parola muto ricorre spesso e anche la parola silenzio.
«Mondo muto, mia sola patria. Mia sola patria che devo conservare, poiché è da te che ottengo la parola».
«L'uomo farà meraviglie se ridiscenderà alle cose come bisogna ridiscendere alle parole».
«Primo, bisogna parlare. Secondo, bisogna incitare i migliori a parlare. Terzo, bisogna suscitare l'uomo, incitarlo a essere. Quarto, bisogna spingere la società umana a essere in modo che ogni uomo sia».
Si tratta di silenzio e si tratta di voci. Ecco: per terminare la sua dimostrazione, Pollet rimanda al loro mutismo originario, le immagini di Méditerranée, non per ridurle al silenzio ma per costituirle in parole taciute.
per leggere la trascrizione intergrale della voce narrante del film:
Dieu sait quoi
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4. About the films
About L'Ordre France, 1973, 35mm, b/n e col., 44'
In Spinalonga, an island along Creta, a group of ill people were enclosed for many years in order for them to die away from the gaze of the healthy people. Afterwards, the leprous were transferred to a hospital near Athens. Listening to the story of the one of the ill who speaks without any rancour, the camera enters the halls, the corridors, and the ruins of the abandoned prisons while a voice over comments to the second person singular the phenomena of social exclusion: «The leprous of doctors is order».
About Pour Mémoire France, 1979, 35mm, b/n e col., 60'.
A foundry in Perche from the 18th century. The last homage to the ancestral work of the foundry men, whose gestures have been repeated innumerable times in the course of the years and now are about to disappear for ever.
About Dieu sait quoi France, 1992-93, 35mm, col., 90'.
Jean-Daniel Pollet, materialist cinematographer, makes a film from Ponge's work, materialist writer. The world of Pollet offered as a gift, contains contemporarily the real world and the written representation that Ponge has given to his text [The nature of things]. At the beginning we listen to the following quote «Man, animal endowed of word, we are hostages of a mute world». In the room, the image of Ponge, at the centre the artists of the image --Matisse, Picasso and Chaplin--; at the other end of the room on the screen of a TV set, sequences of his previous films are shown: Méditerranée, Bassae, L'Ordre, Pour Mémoire. A table outside, two tables inside. Going around the tables, going around the house. There is no body living this places, just inside the window of the TV set or in a picture hanging on the wall. The word mute runs again and also the word silence. «Mute world, my only homeland. My homeland I must conserve, because it is from you that I obtain the word.» «Man will do wanders if he runs back to things, as it is needed to run back to word. First, a need to speak. Second, a need to incentive the best to speak. Third, a need to provoke man, incentive him to be. Fourth, a need to push human society to be that which in a way each man is.» It's about silence and it's about voice. Here it is: ending his demonstration, Pollet sends us back to the original mutism, the images of Méditerranée, not reducing them to silence but constituting them in tacit words.
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5. Su "Il partito preso delle cose"
Francis Ponge La chiocciola da Le parti pris des choses, 1942
[...] Sola, certamente, la chiocciola è molto sola. Non ha molti amici.
Ma non ne ha bisogno per la sua felicità.
Aderisce cosí bene alla natura, ne gode cosí compiutamente, cosí da vicino,
è l'amica del suolo che bacia con tutto il corpo, e delle foglie, e del cielo verso
il quale alza cosí fieramente la testa, con i globi degli occhi tanto sensibili;
nobiltà, lentezza, saggezza, orgoglio, vanità, fierezza.
[...] Niente é bello come quel modo di procedere, cosí lento, cosí sicuro, cosí discreto;
a prezzo di quale sforzo questo scivolare perfetto con il quale onorano la terra!
Proprio come una lunga nave, dalla scia argentata.
Quel modo di procedere e maestoso, soprattutto se si tiene conto,
ancora una volta, della vulnerabilità, di quei globi oculari tanto sensibili.
[...] Tale è la sorte di quanti si esprimono in modo del tutto soggettivo senza pentimento,
e solo per tracce, incuranti di costruire e di formare la pripria espressione come una dimora solida, a piú dimensioni.
Piú durevole di essi stessi.
Ma probabilmente le chiocciole non avvertono questo bisogno.
Sono eroi, cioè a dire essere la cui stessa esistenza è opera d'arte - piuttosto che artisti,
cioè a dire fabbricatori di opere d'arte.
Ma qui tocco uno dei punti principali della loro lezione, che non è del resto loro propria
ma è posseduta in comune da tutti gli esseri a conchiglia; la conchiglia è parte del loro essere, e insieme opera d'arte, monumento.
Dura piú a lungo di loro. Ed ecco l'esempio che esse ci dànno.
Sante, fanno della loro vita opera d'arte - opera d'arte del loro perfezionamento.
Il loro stesso sacernere avviene in tale modo che si mette in forma.
Ció di cui è fatta la loro opera non comporta nulla di esterno a loro, alla loro necessità, al loro bisogno.
Nulla di sproporzionato - d'altra parte - al loro essere fisico.
Nulla che non sia per loro necessario, obbligatorio.
Cosí tracciano agli uomini, il loro dovere. I grandi pensieri vengono dal cuore.
Perfezionati moralmente e farai bei versi.
Morale e retorica si raggiugono nell'ambizione e nel desiderio del saggio.
Ma sante in che cosa: nell'ubbidire precisamente alla loro natura.
Conosci te stesso, quindi, prima di tutto. E accettati quale sei. In accordo con i tuoi vizi.
In proporzione con la misura di te.
Ma quale è la nozione propria dell'uomo: la parola e la morale. L'umanesimo.
per leggere alcune poesie di Francis Ponge:
Il partito preso delle cose
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5. About "The voice of things"
Francis Ponge The Orange from Le parti pris des choses, 1942
Just as in a sponge,
there is in the orange a yearning to recover its content after having been subjected to the ordeal of squeezing.
But whereas the sponge always succeeds,
the orange never does, for its cells have burst, its tissues have been torn.
Whilst the rind alone, thanks to its elasticity, slowly regains its shape, an amber liquid has spilled,
accompanied it's true by delicate refreshment and odor,
but often too by the bitter awareness of a premature ejaculation of seeds.
Must we choose between these two ways of not tolerating oppression?
The sponge is only a muscle and fills up with air,
with clean water or with dirty water as the case may be: such adaptability is ignoble.
The orange has better taste, but it is too passive, and this savory sacrifice
-- it's giving too good a return to the oppressor.
Yet it's not enough to have only spoken of the orange's special way of scenting the air and rejoicing its executioner.
Emphasis must be placed on the glorious color of the resulting juice which,
better than that of the lemon,
forces one's throat wide open as much to pronounce the word as to swallow the liquid,
with no apprehensive grimace of anticipation since it won't make the tastebuds prickle.
Beyond this, one is unable to find words to express the admiration evoked
by the covering of this tender, fragile, pink oval ball inside its thick
moist absorbant blotting paper of which the extremely thin but intensely
colored epidermis with its bitter oil is just ruddy enough to catch
worthily the light that reveals the perfect form of the fruit.
But to end this too short study, conducted from as many angles as
possible, one must at last deal with the seed. This grain, shaped like a
minuscule lemon, looks from the outside to be the same color as the white
wood of the lemon tree but inside is green like a pea or a delicate new
shoot. It is here in the seed that -- after the sensational explosion of
the Chinese lantern of tastes, colors, and perfumes which the body of the
fruit itself consists of -- one finds the relative hardness and greenness
(not, by the way, entirely tasteless) of the wood and the branch and the
leaf: in short, tiny but with certainty, the fruit's reason for being.
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